domenica 30 settembre 2012

Le terme e i centri benessere. Roba solo da donne…?! No


E’ luogo comune non ancora sfatato, pensare che le terme, così come i centri benessere siano luoghi adatti per lo più alle donne viste la preponderanza di frequentazione femminile.. 
In realtà chi ha studiato un po’di storia sa che le antiche terme – o spa – furono istituite dai Romani ed erano state concepite per accogliere cittadini di entrambi i sessi. Prima che Agrippa creasse nel 25 a.C.  le prime terme pubbliche, i bagni (balneum) erano già frequentati dai Romani stessi,  inizialmente da militari che volevano rigenerarsi dalle intense fatiche fisiche delle stremanti battaglie.
Dopo Agrippa, gli imperatori romani fecero a gara per superare i loro predecessori  realizzando Terme sempre più grandi: in particolare Nerone nel 65 d.C., Tito nell’81 d.C.,  Domiziano nel 95 d.C., Commodo nel 185 d.C., Caracalla nel 217 d.C., Diocleziano nel 302 d.C. e Costantino nel 315 d.C. Le tariffe venivano tenute molto basse per assicurare una certa affluenza e giustificare gli impianti, a volte le terme erano addirittura gratuite. (?!) Alcune terme potevano persino contenere 6000 persone. Da provincia a provincia vi erano differenze dovute ai differenti costumi locali, ma il concetto generale era sempre lo stesso: si trattava di un centro ricreativo polifunzionale. Pensate come erano “avanti”! La maggior parte delle terme aveva centri sportivi, piscine, parchi, librerie, piccoli teatri, e una grande sala per le feste. Insomma si trattava di una città nella città. E’ anche altrettanto importante dire che le terme erano luoghi di aggregazione sociale. Vi erano anche ristoranti e locande per dormire o passare alcune ore in “piacevole” compagnia” (? Ah, ora capisco da dove è partita l’idea degli FKK tedeschi  e austriaci). 


Ogni centro termale offriva delle attrazioni specifiche, tuttavia quella principale rimaneva quella dei bagni. Durante l’ultimo periodo cristiano dell’Impero Romano fu proibito recarsi alle terme la domenica e nei giorni festivi. Talvolta uomini e donne potevano andare ai bagni insieme, ma ciò dipendeva dai periodi e dalle zone: ad esempio a Pompei  ciò non era possibile.
Vediamo un tipico pomeriggio alle terme:
I cittadini romani, dopo il lavoro che terminava nelle prime ore del pomeriggio, si recavano alle terme, le quali aprivano a mezzogiorno, prima di pranzo.
Un tipico ciclo iniziava con ginnastica in palestra, o attività sportiva in un campo esterno, dove di svolgevano giochi anche utilizzando piccole palle in cuoio, o gare di lotta.
Successivamente ci si recava ai bagni attraverso tre stanze, partendo da quella con l'acqua più tiepida fino a quella con l'acqua più calda.
Si entrava nel tepidarium, la stanza più grande e lussuosa delle terme: qui si rimaneva un'ora e ci si ungeva con oli.
Poi si andava nel calidarium. Si trattava di stanze più piccole, generalmente costruite sui lati della sala da bagno principale
Infine ci si recava nel laconicum , la stanza finale più calda, riscaldata con aria secca ad altissima temperatura.
Dopo la pulizia del corpo e i massaggi, si faceva una nuotata nella piscina del frigidarium. Chiamata così perché l’acqua era fredda.
Dopo di che, ristorati e profumati, si andava nelle altre aree delle terme, ove erano presenti altre attrazioni o si poteva partecipare ad altre attività.
Le terme romane erano alimentate da grandi acquedotti. Il calore necessario ai bagni era distribuito attraverso una rete di muri cavi e pavimenti sovrapposti a vespaio, in cui circolava aria calda: un capolavoro di ingegneria.
I costumi cambiarono parecchio in tarda epoca cristiana, in coincidenza del tramonto inesorabile dell’Impero.  La vita sociale non era più così accentrata  nelle terme e, anche a causa dell’eccessivo costo di manutenzione, vennero pian piano abbandonate. Il colpo di grazia avvenne con le invasioni barbariche che distrussero gli acquedotti.
Le terme moderne sono strutture molto attrezzate, solitamente situate in luoghi adatti a sfruttare caratteristiche curative naturali come acque medicamentose, o fanghi sorgivi , come nel caso delle Terme di Riolo, Oppure possono essere immersi nella natura e al contempo all’avanguardia dal punto di vista architettonico, come per i vari centri wellness della catena slovena Terme Olimia.
Nelle “basse stagioni” è relativamente facile trovare dei “pacchetti benessere” che includono diversi trattamenti e servizi: bagni, saune, accessi a piscine e palestre, massaggi, ecc.. insieme al soggiorno. Bandisco la frase che mi disse una standista di un noto centro termale al SANA 2012: “Informazioni…Mah di solito sono cose da donne…”. Non aveva studiato la storia, va beh. Personalmente, da maschio, trovo che staccare la spina e concedersi qualche giorno per la cura di noi stessi sia una cosa che possono fare benissimo anche gli uomini, che ovviamente non sceglieranno trattamenti estetici.
Un regalo dunque rigenerante che facciamo al nostro corpo (anche tutto il resto ne trae giovamento) per stare meglio  con noi stessi e gli altri.

domenica 25 marzo 2012

Il Mint Julep, "Goldfinger" e "The Man Who Came to Dinner"

Come nell'articolo su questo blog sul cocktail "Ramos Gin Fizz" - peraltro non particolarmente conosciuto in Italia ad eccezione degli esperti di cocktails - ora vi parlerò invece di un'altra bevanda particolarmente piacevole quanto misconosciuta e dei films più o meno famosi in cui venne sorseggiata: il Mint Julep.
Le esatte origini del Mint Julep sono misteriose. Mint sta per menta, mentre Julep deriva dall'arabo gulab e significa acqua (ab) di rose (gul) e per estensione indica uno sciroppo acquoso e profumato. Quindi il Mint Julep è sostanzialmente una granita di menta di bourbon guarnita con foglioline di menta, allo scopo di stimolare anche l'olfatto. Si può preparare in vari modi, ma eccone uno dei più classici:
- Prendete 3 rametti di menta e maceratene le foglioline in un mortaio insieme con un cubetto di zucchero bianco. In un tumbler medio o alto strofinatene il contenuto diluendo con acqua.
- Togliete la menta e sciogliete lo zucchero con uno spruzzo di soda. Aggiungete ghiaccio tritato e il bourbon (meglio se di qualità)
- La quantità di bourbon varia da 50 a 100 ml, dipende da voi, ma non mescolate.
- Decorate con rametti di menta.
Il Mint Julep divenne famoso in Italia durante la proiezione del film "Goldfinger" nel 1963, nel quale il personaggio Goldfinger, nella sua tenuta di campagna, ne offre uno a James Bond - l'agente segreto britannico - che lo vuole non troppo dolce, naturalmente. Si tratta di una mistura di secondaria considerazione per 007, noto agli appassionati (e non) per preferire whisky, champagne e cocktails ben più forti, come il Vodka Martini.
Ma il Mint Julep è presente anche in una scena del film classico hollywoodyano "The Man Who Came to Dinner" (1942), diretto da William Keighley, in cui Lorraine Sheldon (interpretata da Ann Sheridan) se lo gusta standosene seduta ad un bar nei pressi di una piscina.
In Italia il film uscì con il nome "Il signore resta a pranzo", traduzione inverosimile.
Comunque "The Man Who Came to Dinner è una commedia brillante, briosa e divertente, basata su un'opera teatrale di George S. Kaufman e Moss Hart realizzata per la prima volta a Broadway del 1939, poi trasposta con successo sullo schermo. Un divo della radio, Sheridan Whiteside, oratore celebre e famoso per il suo spirito caustico è costretto a passare alcune settimane su una sedia a rotelle presso una famiglia in una cittadina dell'Ohio e la mette a soqquadro con il suo comportamento. Difatti quando il medico gli conferma che è guarito, egli decide di rimanere lo stesso e di mandare all'aria la storia d'amore tra la sua segretaria Maggie Cutler e un giovane giornalista locale con aspirazioni di autore teatrale. Nascono ben presto gelosie ed equivoci che si diffondono a "macchia d'olio" tra familiari ed amici. Attori principali: Monty Wolley (inimitabile nei panni di S.Whiteside) , Bette Davis (che fa da spalla a Monty nella parte di Maggie), Jimmy Durante, Ann Sheridan (scatenata la sua interpretazione) e Reginald Gardiner.Come opera teatrale è sopravvissuta e viene annoverata tra le commedie moderne più interpretate nei teatri di vari paesi.
Guardate invece il trailer del film:

venerdì 17 febbraio 2012

Lo zenzero - proprietà e utilizzi pratici

Lo zenzero è una pianta erbacea perenne con un rizoma che, pulito e privato delle radichette, si fa bollire per alcune ore e poi si essica al sole per poi utlizzarlo. Tuttavia generalmente lo zenzero acquistato non necessita di questa operazione. Originario dell'Asia e delle isole del Pacifico, era noto ai Romani che ne conoscevano sia le proprietà aromatiche che salutari. Ora è coltivato in tutte le regioni tropicali e cresce bene in condizioni costanti di caldo ed umidità. Ha proprietà aromatizzanti, aperitive, carminative, stimolanti, revulsive, antireumatiche.
La droga che è fondamentalmente costituita dal contenuto del rizoma dello zenzero, ha un'aroma penetrante, caldo e pungente, tipico appunto delle spezie.Nei tempi passati, per conservarne le proprietà durante il trasporto, si usava ricoprire il rizoma stesso con sciroppi di zucchero o con miele che risultavano aromatizzati e dai quali si ricavavano poi bevande rinfrescanti. Consuetudine che poi è rimasta fino ai nostri giorni e lo zenzero (o ginger), è largamente diffuso per aromatizzare in modo caratteristico liquori, aromi, birre e bibite analcoliche.
Oltre che come bevanda lo zenzero polverizzato è molto usato dai popoli orientali e da quelli di lingua inglese in condimenti come il curry, in salse e dolciumi.
Dal punto di vista della salute lo zenzero è innanzitutto uno stimolante delle funzioni digestive e metaboliche ed un buon carminativo.
Provate a tagliare a pezzettini il rizoma dello zenzero e immergeteli in un barattolo riempito di aceto di mele Mantenete il tutto fermo in frigorifero per 7-10 giorni eppoi cibatevi di un singolo pezzetto al giorno al mattino prima di fare colazione: vi pizzicherà e avvertirete una sensazione di calore in bocca , ma vi sentirete davvero arzilli per tutta la giornata!
Il succo estratto dal rizoma dello zenzero si ottiene grattugiandolo finemente con una grattugia. Premete la polpa ottenuta torcendola in una garza o anche semplicemente con le dita, e otterrete il succo, che vi servirà per le preparazioni che vi espongo nelle prossime righe.
Per favorire la digestione potete preparare voi stessi in questi modi:
Infuso - 1 gr in 100 mil d'acqua. Una tazzina dopo i pasti
oppure
Tintura - 20 gr in 100 ml di alcool di 60°. Un cucchiaino, diluito in acqua zuccherata

Ma ora la parte più interessante: gli usi esterni dello zenzero.

La compressa di zenzero non richiede molta pazienza  e bastano davvero pochi minuti per prepararla.
Non da alcun dolore e costa poco. Rappresenta una soluzione pratica per diversi disturbi, è davvero eccellente per alleviare dolori ed è un buon antidoto per le infiammazioni. Se volete provare ecco la ricetta:
 2 litri d'acqua
140 grammi di zenzero grattugiato
Se necessario queste quantità possono essere raddoppiate. Riscaldate l'acqua fino alla temperatura di 70° centigradi. Non fate bollire! La temperatura distruggerebbe le qualità medicamentose dello zenzero.
Grattugiate lo zenzero e disponetelo in un sacchetto, preferibilmente di garza, che chiuderete e legherete strettamente con una fettuccia o uno spago. Mettete il sacchetto contenente lo zenzero nell'acqua calda. Lasciate sul fuoco a fiamma bassissima finchè l'acqua non si colora di giallo chiaro. A questo punto spegnete il fuoco e, lasciando il sacchetto in fusione, strizzatelo con forza perchè tutto il succo di zenzero fuoriesca e si mescoli all'acqua. Immergete un asciugamano in quest'acqua, strizzatelo e ponetelo sulla parte malata. L'acqua dovrebbe essere tanto calda tanto quanto il "paziente" può sopportarla. Cambiate la compressa di zenzero in continuazione per mantenere la parte sempre alla stessa temperatura. La stessa acqua può essere usata entro le 24 ore.
Alla fine noterete che la pelle si arrosserà. A questo punto non è più necessario continuare con l'applicazione della compressa. La pelle arrossata significa che si è riattivata una buona circolazione del sangue; in queste condizioni gli eccessi di grassi e di olii vengono dissolti e asportati dal flusso sanguigno. E' un rimedio particolarmente indicato per i mal di stomaco, l'asma, l'artrite ed i dolori collegati ai nervi. C'è addirittura chi segue questo trattamento per disturbi più gravi.

Particolarmente per le persone che soffrono di artrite con dolori invarie parti del corpo il bagno di zenzero si rivela amico. E' anche efficace per la gotta e la borsite (calcificazione delle articolazioni). La preparazione del bagno di zenzero è la stessa delle compresse di zenzero, tranne che richiede una maggiore quantità d'acqua e, di conseguenza, di zenzero. Ogni 4 litri d'acqua usate 900 grammi di zenzero grattuggiato.
Con una opportuna ma più limitata quantità d'acqua e di zenzero si possono fare anche pediluvi, naturalmente. Funzione del pediluvio di zenzero è di promuovere una buona circolazione sanguigna dei piedi, specialmente  in inverno che, in ispecie nei freddolosi, sono la parte più fredda del corpo. Quando i piedi diventano rossi e caldi si ha un miglioramento di tutta la circolazione corporea.
L'olio di zenzero è un rimedio di grande aiuto per i mali di testa, per dolori alla spina dorsale o alle articolazioni, mal d'orecchie e malattie del cuoio capelluto che provocano forfora o calvizie.
Ingredienti: il succo estratto dallo zenzero grattugiato e un'eguale quantità di sesamo (che potete acquistare in erboristeria).
Mescolate i due ingredienti e servitevi di questa emulsione per massaggiare la pelle della zona malata, in caso di dolori ai muscoli o alla spina dorsale. Gli effetti sono gli stessi di quelli ottenibili con la compressa di zenzero e talvolta anche superiori.
In caso di mal d'orecchie, imbevete un battufolo di cotone con due o tre gocce di olio di zenzero ed introducetelo nell'orecchio dolorante, tenendo per un certo tempola testa inclinata da un lato finchè la mistura non è penetratata in profondità. Tenete il battufolo di cotone per qualche ora, armandovi di pazienza.
Per la forfora, preparate un sufficiente volume d'olio di zenzero per frizionare il vostro cuoio capelluto. Fate l'applicazione alla sera tenendo così l'emulsione per almeno 8 ore. Successivamente vi laverete i capelli dolo altre 24 ore con uno shampoo alle erbe. Si consiglia questa applicazione ciclicamente due volte alla settimana.

domenica 5 febbraio 2012

Metti una scarpa da uomo e indossala con stile

Uno degli errori in fatto di abbigliamento che tanti uomini (me compreso) commettono è quello di trascurare le scarpe, magari spesso indossando le stesse con diversi abiti anche laddove l'accostamento non è proprio azzeccato. In realtà la scarpa ha la prerogativa di balzare all'occhio molto di più di quanto si possa pensare e può valorizzare un look persino un pò scialbo.
Va detto che in primis la calzatura deve essere comoda e morbida, cioè deve consentire di camminare bene per evitare problemi di schiena. Quindi provandole le scarpe devono avanzare di circa 1 cm dalla punta per calzarle al meglio e non avere dolori ai piedi.
Seconda cosa: il materiale e le rifiniture devono essere di assoluta qualità. Sono preferibili le calzature in pelle, ricordando che le migliori pelli sono quelle di camoscio e di capretto. Controllare sempre il marchio vero cuoio e vera pelle è essenziale.
Un occhio di non riguardo al fattore economico. Traducendo: specialmente se si è in "stricca finanziaria" è meglio indirizzare il budget limitato verso l'acquisto di un paio di scarpe belle e di qualità senza badare troppo al prezzo, per poi risparmiare qualcosa per gli abiti andando nei magazzini o addirittura ricercando nei mercati dell'usato.
Si passa dunque all'estetica, scegliendo tra i diversi tipi di scarpe che vengono abbinati ai diversi capi e alle situazioni. Tutto esplicato nelle prossime righe in cui vengono descritte le tipologie classiche ma di personalità, senza nulla togliere alle tanto versatili quanto esageratamente onnipresenti sneakers. Le prime tre vengono racchiuse insieme nella categoria calzaturiera derby, di "gusto inglese".

WING TIP OXFORD
Detto anche Brogue o Derby-Wilson, con mascherina a coda di rondine, questo tipo di scarpa ha la suola di gomma o la doppia suola di cuoio. Nera si adatta perfettamente agli abiti da indossare agli appuntamenti d'affari; marrone si abbina invece agli abiti sportivi. E' meno formale della scarpa senza mascherina ma è ugualmente tradizionale. Va calzata soprattutto in abbinamento con tessuti pesanti come il tweed o la flanella.

PLAIN TOE OXFORD
Senza mascherina, è la classica calzatura stringata da indossare nelle importanti circostanze professionali. Non ha linee, né decori, né ornamenti aggiuntivi. Le uniche impunture visibili sulla scarpa servono a rinforzare gli occhielli.  Adatta soprattutto con vestiti e tessuti molto seri e ricercati.

CAP TOE OXFORD
Detta anche "francesina con punta", il motivo per cui viene chiamata così è per via dello strato extra di pelle che riveste la punta della scarpa. Il rinforzo può essere di vari tipi: liscio, perforato o con altre decorazioni ritagliate. Calzatura sicuramente raffinata e molto amata, idonea specialmente per le riunioni d'affari o per situazioni abbastanza formali.

MOCASSINO CON NAPPINE  (o fiocchetti)
Va bene per  maggior parte delle situazioni professionali, ma sconsigliabile se si vuole dare una prima impressione di grande serietà. Se molto ricercato, può anche essere indossato con dei completi. Ma occorre essere sicuri che lo stile scelto sia appropriato.

MOCASSINO
E' una scarpa tendenzialmente sportiva. Se di colore testa di moro o cordovano, va indossata soltanto con abiti casual o sportivi. Se è nera può essere benissimo abbinata ad abiti casual-chic, per esempio pantaloni, camicia con il colletto sbottonato, giacca sportiva e cravatta. Si addice a situazioni informali. Non va assolutamente mai indossata con un completo.

CON FIBBIA
Si tratta di una tipologia elegante e di grande distinzione. Questa scarpa di stile europeo-continentale ha la punta liscia e un cinturino laterale a fibbia che attraversa il collo del piede. Va portata soprattutto in ambienti e occasioni formali e anche mondane , rigorosamente con un vestito nero o marrone scuro. Però a seconda del suo stile può andare bene anche con un abbigliamento casual, magari di tendenza.



Naturalmente vi sono anche moltre altre tipologie di scarpe maschili - mai numerose come quelle femminili - come, ad esempio, alcuni estrosi e fascinosi modelli di scarpe da uomo proposti da Prada e Dior che però non si addicono sempre alle personalità di tutti.


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sabato 21 gennaio 2012

Insonnia - i rimedi

Girarsi e rigirarsi, per poi girarsi e rigirarsi ancora cercando inutilmente nel nostro letto di prendere sonno.. Sapendo che il giorno dopo abbiamo uno o più impegni ai quali vogliamo presentarci nel pieno delle nostre facoltà mentali e possibilmente senza occhiaie.
Ebbene? Un buon 20-30% degli italiani soffre di insonnia.
Da che cosa può essere causata l’insonnia? Tante le cause. Le più banalmente conosciute sono l’ansia, la tensione, lo stress lavorativo e l’irritabilità. O più semplicemente vi può essere il fatto che uno o più eventi negativi accaduti (specialmente a carattere affettivo-relazionale) possono averci scosso particolarmente a livello emotivo.  Le difficoltà ad addormentarsi  e un sonno disturbato possono inoltre essere uno dei primi segnali di depressione (e anche esserne la causa).
Diverse sono le forme di insonnia: cronica o periodica, primaria o secondaria (cioè sintomo di un disturbo psichico sottostante). Quello che sostanzialmente emerge è uno scadimento netto della qualità di vita.
Ma non bisogna assolutamente disperare. L’insonnia, anche quella più ostinata è una condizione curabile. Attenzione che se l’insonnia è associata a disturbi pisichici  va affrontata con la psicoterapia. Un investimento che non va a fondo perduto.
Nelle forme più gravi e croniche è richiesto un intervento più aggressivo. Della serie: alla peggio vi può essere il trattamento farmacologico. Ma faranno così bene ‘sti farmaci che finalmente ci inducono al tanto desiderato sonno?
Innanzitutto si parla sostanzialmente di benzodiazepine.
La loro molecola è la stessa degli ansiolitici, ma possiedono un’emivita più breve. Rimangono cioè meno al lungo nel sangue: giusto il tempo di “indurre” il sonno. E’ per questo che vengono chiamati “ipnoinduttori”. Effetti collaterali? Quanti ne volete. A parte un possibile torpore al risveglio, senso di vertigine, bocca impastata, questi farmaci, se impiegati a lungo, per mantenere la loro efficacia necessitano di dosi crescenti. E le ancora non conosciute conseguenze a livello neurologico per via dell’effetto cumulativo? Mah. Poi c’è la dipendenza. Perché si manifesti bastano poche settimane di impiego: perciò, per evitare l’effetto-rimbalzo, le benzodiazepine vanno sospese in modo graduale, e mai bruscamente. L’uso di questi farmaci nell’insonnia è insomma il tipico esempio di una soluzione che diventa essa stessa un problema.
Quindi, che fare?
Come terapia di emergenza il farmaco può andare bene, poi è necessario adottare sistemi più naturali. Via la pigrizia, lo scetticismo e la testardaggine: si cala la dose di farmaco e poi tanta azione e dedizione.
Ecco i sistemi “natural”, potete provare a sperimentarne anche solo uno alla volta:
  • Innanzitutto, dopo una giornata di lavoro, è necessario rilassarsi per almeno un paio d’ore, in modo da preparare il corpo e la mente al riposo notturno. Vanno quindi accuratamente evitate di sera tutte quelle attività che impegnino eccessivamente la testa (studiare, fare conti ecc.).
  • Cibo/bevande e sonno. Evitare di assumere sostanze stimolanti (caffè, the, tabacco) prima di coricarsi, così come dovrebbero essere evitati pasti troppo pesanti. Inoltre – sempre dal punto di vista alimentare - una causa importante di insonnia è legata alla glicemia, ovvero al livello di zuccheri nel sangue. Chi mangia troppi carboidrati raffinati, specie di sera, è infatti soggetto a ipoglicemia notturna: quando di notte la glicemia naturalmente diminuisce, il corpo libera ormoni che regolano il livello del glucosio e che stimolano il cervello al risveglio per mangiare. L’alimentazione incide molto e questo può farvi nascere diverse perplessità. Un argomento complesso che potete approfondire in questo articolo.
  • Migliora il sonno anche fare un bagno caldo la sera, mezz’ora prima di coricarsi, almeno due o tre volte alla settimana. Il calore stimola il rilascio di endorfine, sostanze prodotte dal cervello che hanno proprietà antidolorifiche e sedative simili a quelle della morfina e dell’oppio. Validi anche i pediluvi ai piedi.
  • Anche fare l’amore stimola la produzione di benefiche endorfine. L’attività sessuale, in ispecie se accompagnata da affettività, agisce in questo senso da autentico toccasana.
  • Musicoterapia, per favore. La musica favorisce l’addormentamento, stimolando l’emisfero destro del cervello, quello delle emozioni, e tacitando quello sinistro, che è legato alla razionalità, al pensiero e alla veglia. A go-go cd o mp3 a base di musica new age, o di una rilassante musica classica (ad esempio i “Notturni” di Chopin).
  • Se la stagione lo consente può essere utile un’attività aerobica blanda, come una passeggiata di una ventina di minuti intorno alle 22: acquieta l’organismo e la mente, favorendo indirettamente il sonno. Contrariamente un lavoro pesistico fatto in palestra ad ora tarda non fa altro che ritardare.
  • Esercizi di respirazione e rilassamento. I risultati si manifestano e si stabilizzano però solo con la costanza (almeno un mese).
  • Di sera è importante fare il buio in casa: l’organismo inizia a rilasciare melatonina (l’ormone che regola il ciclo del sonno) verso le ore 21-22. Occhio che anche la luce del televisore può alterare la produzione di melatonina e rendere difficile l’addormentamento. Se vi capita di addormentarvi davanti alla tv  non è necessariamente un bene.A proposito di tv, selezionate programmi televisivi e films a contenuto distensivo.  Un film comico o una bella commedia brillante (magari vista a teatro) è preferibile ad un horror o un drammatico  a carattere psicologico.
  • Non guardate la TV a letto, né utilizzate il letto per altre attività che non siano il dormire e il sesso: è opportuno coricarsi solo quando si avverta il sonno.
  • Prodotti da banco o omeopatici a base di melatonina (che più che altro ha una funzione regolatrice) , triptofano o magnesio, oppure tisane dalle proprietà rilassanti (tiglio, camomilla, melissa, valeriana, fiori d’arancio e passiflora) possono essere particolarmente efficaci per le forme di insonnia più lievi. Vi sono prodotti validi in commercio, come il Sedivitax.
  • Le letture leggere. Per preparare il sonno un libro piacevole o una rivista d’intrattenimento non invasivo per la nostra mente possono avere un’azione coadiuvante.
  • Eliminate dalla vostra camera da letto computer e cellulari 
      Attività come lo yoga e la ginnastica dolce possono essere profondamente “equilibratici” per il binomio corpo-psiche compromesso a causa dell’insonnia. Bene anche massaggi ed un bel ciclo di sedute di agopuntura.
      Insomma, c’è ne davvero per tutti i gusti. Tutto ciò porterà ad un cambiamento generale nello stile vita che gioverà al sonno e non solo…L’unica cosa di rigore è la costanza!!!


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sabato 7 gennaio 2012

Il Ramos Gin Fizz e "Dead Reckoning"

Quando bere diventa vero piacere e non vizio, un buon cocktail allo stesso tempo deve soddisfare il gusto e la vista.
Ancora di più nei classici hollywoodiani – e non solo – in cui il cocktail o l’aperitivo oltre ad essere sapiente dosaggio di sapori, profumi e sapori è associato ad un’occasione o un incontro speciale o un momento di distensione tra le stars del film.
Lizabeth Scott perfetta dark lady ma dallo sguardo innocente,
nei panni di una cantante da night club d’altri tempi
non lo squallido postaccio d’oggigiorno –
chiede a Bogart: "What do you do? Do you go on drinking Gin Fizzes?".
In “Dead Reckoning” (diretto da John Cromwell, USA, 1947), con Humphrey Bogart e Lizabeth Scott "entra in scena" il Ramos Gin Fizz, che altro non è che una variante del più conosciuto Gin Fizz.
"Dead Reckoning" (in Italia uscì con il titolo "Solo chi cade può risorgere") lo annovero tra i migliori noir classici. Un film dall’andamento lento e inesorabile, con luci dense e contrastato da un’atmosfera cupa di sapore gotico. Rip Murdock (Bogart) indaga sulla morte di un ex commilitone. Scopre così che l'amico era stato condannato per l'omicidio del marito della bella Coral Chandler (Scott), che era evaso e che aveva fatto perdere le sue tracce arruolandosi sotto falso nome. Anche Rip s'innamora di Coral ma non beve le bugie che lei gli racconta e scopre drammaticamente tutta la verità. Finale amaro e metaforico.
Il Ramos Gin Fizz è il più famoso cocktail della città di New Orleans preparato ancora oggi con gin, zucchero, succo di limone, lime, bianco d’uovo, acqua di fiori d'arancio e panna. Nella sua formula originale la sua caratteristica oltre gli ingredienti citati è essere preparato in giganti shaker ed agitato per almeno dodici minuti, cosi risulta una spuma da servire senza ghiaccio, ma con soda. L'inventore fu un tale chiamato Henry C. Ramos, da cui il nome che lo preparò per la prima volta all'Imperial Cabinet Saloon a New Orleans nel 1890. Da allora fino all’epoca del proibizionismo (1920-1933) la ricetta rimase segreta.
Se avete voglia di farvelo da voi, gli ingredienti e la preparazione sarebbero:
• 1/5 di Curacao Triple Sec (che altro non è che un liquore aromatizzato all'arancia),
• 4/5 di Gordon’s dry Gin,
• 2 pizzichi di zucchero velo,
• 1 albume d’uovo,
• 1 cucchiaino di panna liquida,
• il succo di 1 limone,
• 3 cubetti di ghiaccio,
• acqua gassata a riempire,
• 1 fettina di limone per guarnire.
Mettete nello shaker il succo di limone, lo zucchero, il bianco d’uovo, la panna, il Curacao ed il Gin ed agitate con energia per una ventina di secondi.Versate il tutto in un tumbler alto, riempite con acqua gassata, mescolate dolcemente con un cucchiaio e servite.
Oppure, se conoscete un barman esperto e non troppo legato ai soliti standard chiedetegli di prepararvelo.

Ecco uno spezzone (in inglese) del film:



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giovedì 5 gennaio 2012

Nel libro della vita - di Stuart Nadler

"Nel libro della vita" di Stuart Nadler,
(2011) edito dalla Bollati Boringhieri
Un libro che ti entra dentro coinvolgendoti con i suoi racconti fatti di storie comiche e commoventi, originali ed uniche. E' l'imprevedibile forza della vita che fa da filo conduttore e che emerge in quest'opera che evidentemente non è solo una mera raccolta di "novelle realistiche" di questo talentuoso scrittore ebraico.
Una bella e spregiudicata ragazza ebrea cerca con astuzia di estorcere al padre il consenso ad un matrimonio non propriamente tradizionale e il denaro per pagarsi cerimonia e nido d'amore.
Due fratelli estremamente diversi, dopo la morte dei genitori, si ritrovano nella intimità dimenticata della casa dove abitavano nella loro infanzia.
Un giovane marito infedele apre finalmente gli occhi sul "segreto" del nonno rabbino.
Un altro marito, stavolta però un uomo innamorato e tradito, ritrova la sicurezza perduta con l'aiuto del figlio.
Difficile riassumere e descrivere il fascino di questi racconti di vita. Ed è proprio la vita ad affascinare l'autore: i piaceri e i tormenti della famiglia, dell'amore, del sesso, del denaro, del lavoro, della religione. Ne vengono affascinati anche i lettori.
Stuart Nadler non crea personaggi che potremmo considerare "normali", poichè sa che non ne esistono.
Egli possiede il talento dei grandi scrittori della tradizione ebraica, riuscendo senza sforzo a miscelare pathos e comicità: ne consegue che il lettore ride e piange nello spazio di poche righe.
E' una lettura adatta a tutti. Dopo aver letto una storia viene subito voglia di leggerne un'altra.
Ho regalato questo libro e... sono convinto che piacerà anche a voi!
Su Stuart Nadler trovate il suo sito ufficiale in inglese cliccando qui.
Potete acquistarlo (in italiano, ovviamente) anche online in ebook andando su questo link:
Ebook: Nel libro della vita - Stuart Nadler - Bollati Boringhieri


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martedì 3 gennaio 2012

Curiosità architettoniche - La Chiesa di Santa Maria di Venezzano Mascarino


Veduta esterna della Chiesa di Santa Maria di Venezzano

 Non sono cattolico praticante, eppure sono sempre stato affascinato da chiese e presepi, più dal punto di vista artistico che religioso.
Nel giorno di Santo Stefano dell'anno scorso mi sono recato in compagnia di amici a vedere qualche presepio interessante in quella porzione geografica che copre la bassa ferrarese e la bassa bolognese.
Dopo aver visitato il ben noto presepio meccanico di Casumaro (FE) - che credetemi, ne vale la pena - ci siamo diretti verso la sperduta frazione Mascarino di Castello d'Argile (BO).
Fui sorpreso da come come un insignificante - con tutto il rispetto - potesse avere una chiesa dalla facciata così bella. La Chiesa di Santa Maria di Venezzano domina e spezza la noiosa planarità della pianura distinguendosi per il suo stile neogotico tedesco e per la sua ampia cupola alta 44 metri.
Forse rapito dalle luci natalizie e dall'atmosfera entrai a vedere la rassegna dei presepi esposta all'interno. La rassegna dei presepi contiene una vasta varietà di opere, dai professionisti e semiprofessionisti, ai bambini; i materiali utilizzati vanno dal ferro, argilla, plastica, materiali di recupero, stoffe, pongo e altri.
Ma ora vediamo alcuni cenni storici.
La Chiesa fu realizzata a partire dal 1894 su progetto dell'ing. Francesco Gualandi di Bologna in collaborazione con il figlio Giuseppe e teminata nel 1933: lo stile gotico-fiorito, non certo comune per il territorio e per l'epoca di costruzione, sono sicuro motivo di interesse archiettonico.
A croce latina con tre navate ad abside poligonale, è sormontata da una possente cupola sostenuta da otto pilastri polilobati con un tamburo a dodici lati ed è uno dei primi esempi di applicazione del cemento armato nell'arte.
All'interno l'originalità dell stile si manifesta fra l'altro nell'altare maggiore dedicato alla Vergine e nei due altari laterali dedicati a San Giuseppe ed al Sacro Cuore in cemento marmorizzato bianco con numerose edicole di santi e di raffigurazioni sacre.
Interessanti anche la cappellina della Madonna di Lourdes e soprattutto la Via Crucis plasmata - insieme a tante altre immagini dell'altare - in terracotta fra il 1927 ed il 1928, da Mons. G. Branchini. Costui fu il parroco che volle la costruzione di questa Chiesa.
Le ampie vetrate istoriate delle navate e dell'abside ed i rosoni rappresentano scene bibliche. Esse sono in parte opera dell'architetto Galignani.
Dietro l'altare vi è un organo: una delle ultime opere del Guermandi.
Il campanile, costruito fra il 1863 ed il 1873, è opera di Giuseppe Brighenti.

Se passate in zona - dista alcuni km da Cento (FE) - fate una capatina a visitare la Chiesa di Santa Maria di Venezzano. La mostra dei presepi, giunta alla 21a edizione, è visitabile fino al 23 gennaio e con i seguenti orari: festivi 9-12 / 14,30-19; feriali 15-18.


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lunedì 2 gennaio 2012

Le posizioni dell'amore - Accortezze - Parte terza

Di nuovo a parlare di posizione dell'amore, giunti al terzo e ultimo (?!) della serie di brevi ed utili articoli sulle posizioni. Dopo aver visto il missionario (clicca qui) e lo smorzacandela (clicca qui) - varianti incluse - vediamo ora ne vediamo altre altre: da dietro (conosciuta come "pecorina" o "unione della mucca"o "doggy-style"), da seduti, la forbice (o delle forbici).

DA DIETRO
In questa posizione la donna si mette carponi, su gomiti (o sostenendosi solo con le mani, come da foto) e ginocchia e l’uomo la monta come un toro.
Visivamente per l'uomo è molto eccitante, in quanto può guardarle il sedere. Lei percepisce il pene ma non il volto e può lasciarsi andare alle proprie fantasie.
Si tratta di una posizione istintiva e molto profonda che facilita le sensazioni forti ed eccitanti, ma non si presta per incontri romantici. Il godimento assume un carattere animalesco e l'atto sessuale in questo caso è meno mischiato al sentimento.
L’uomo può accarezzare la compagna con ambo le mani, sia nella parte posteriore del corpo: schiena, natiche, nuca, che in quella anteriore: seno e pancia. La donna, al massimo, può solo toccare sè stessa con una mano accarezzandosi seno e clitoride.
L'uomo ha molta libertà di movimento e detta il ritmo. Il glande del pene viene molto sollecitato e purtroppo accorcia per l'uomo i tempi che precedono l'orgasmo: esige quindi un grande controllo sul riflesso eiaculatorio.
Nella pecorina il pene strofina la parete anteriore della vagina, stimolando facilmente il punto G.
Ciònonostante alcune donne disprezzano questa posizione perchè la considerano volgare e non si identificano nel carattere animalesco del sesso. Altre donne, invece, proprio per questi motivi la trovano eccitante e si scatenano eroticamente.
Entrambi i partner posseggono un buon "grounding"; possono muovere bene testa, nuca e bacino; ambedue hanno il respiro libero.

Marlon Brando e Maria Schneider in "L'ultimo tango a Parigi"
DA SEDUTI
Qui, invece, l'uomo e la donna sono in una posizione molto equilibrata e ciò consente loro di aumentare
 l'intesa ed entrare molto in intimità baciandosi, abbracciandosi in modo tenero e accarezzandosi completamente l'uno con l'altra.
In questa posizione il contatto corporeo è più vicino e suscita un senso si sicurezza e calore. I partner possono vedere bene le loro emozioni.
Entrambi possono ruotare dolcemente il bacino, rillassando i muscoli pelvici.
Se non si è abituati alle posizioni di "meditazione" ci si può sedere su una sedia o una poltrona senza braccioli.

LA FORBICE
Questa posizione è molto confortevole per entrambi e al contempo permette molte variazioni grazie a minimi spostamenti.
I due partner possono possono fare l'amore in modo equilibrato, dolce e rilassato anche allungando notevolmente i tempi poichè stanno sullo stesso piano e bene appoggiati senza stancarsi molto.
Lui e lei hanno un buon contatto visivo, possono respirare profondamente, muovere liberamente il bacino e farsi carezze reciprocamente lungo tutto il corpo.
E' una posizione dolce che quindi può essere anche adatta ad una penetrazione morbida.
La testa e la nuca sono libere, ma è consigliabile usare dei cuscini per sostenersi.

Le posizioni dell'amore e le loro varianti sarebbero innumerevoli, molte delle quali acrobatiche e particolamente stancanti, ma una panoramica - con annesse diverse osservazioni - di quelle più conosciute e complessivamente più vantaggiose credo che possa essere di interesse per voi. E ricordate sempre: far bene l'amore fa bene all'amore!


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domenica 1 gennaio 2012

The Artist - il film muto recente che appassiona e diverte

La gente va a vedere film sempre più in alta definizione, ricchi di effetti speciali e tridimensionalità e qualcuno propone una pellicola muta in bianco e nero?! Un film quello di The Artist che non lo definirei “operazione nostalgia” ma semplicemente un racconto del passato fatto con un tocco di contemporaneità. Immagini che ci rimandano ad un’epoca che non c’è più: siamo nella Hollywood del 1927 e presto ci sarà il grande cambiamento che porterà il cinema dal muto al sonoro. George Valentin, protagonista del film interpretato da Jean Dujardin (premiato al Festival di Cannes), è un attore brillante che vivrà appunto questo passaggio non senza conseguenze.
Un giorno George Valentin conosce in maniera molto casuale una giovane aspirante attrice che condivide una foto pubblicata sulla stampa che conta  e una parte da ballerina in un suo film. Da lì la nascita di una nuova stella: Peppy Miller (interpretata da Bérénice Bejo). All’ascesa della starlet corrisponderà l’inesorabile e triste declino di George, che naufragherà in un mare magno di malinconia e depressione. Ma le sorprese (in positivo) sono dietro l’angolo:  Peppy – che nel frattempo si era affermata nel sonoro -si ricorderà di colui che aveva contribuito a lanciarla e questi dovrà, mettere da parte il suo orgoglio profondamente ferito.
Il coraggio e la bravura del regista  Hazanavicius ci regala attraverso una performance magistrale da parte dei due attori francesi una mimica, una gestualità e una espressività interpretative “tipiche” del cinema muto , oltre ad un’eccellente tecnica in bianco e nero che ci proietta perfettamente nell’epoca.
Una pellicola volutamente divertente, scanzonata, coinvolgente e tenera nel ridisegnare la parabola discendente di George Valentin - che colpì molti attori dell’epoca - e quella ascendente alla Mecca del grande cinema da parte di  Peppy Miller.
Alla fine del film non si può non dire che, almeno, sono stati 100 minuti di assoluta leggerezza, facendoci venire in mente “Cantando sotto la pioggia” o “E’ nata una stella”, o tanti altri.
Spero che vi piaccia!
- Recensione by Jack di Fiori -
THE ARTIST
(Francia, 2011)
Regia e sceneggiatura: Michel Hazanavicius
Interpreti: Jean Dujardin, Bérénice Bejo, John Goodman, Missi Pyle, James Cromwell
Musiche: Ludovic Bource

Il trailer del film:








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